Trattamento di Fine Rapporto: quando viene pagato il TFR
Il Trattamento di Fine Rapporto o TFR è una parte dello stipendio lordo maturata da qualsiasi lavoratore dipendente, che viene accantonata dal proprio datore di lavoro e pagata al lavoratore nel momento della cessazione dal servizio lavorativo. Questa misura permette di usufruire di una liquidità aggiuntiva al momento della fuoriuscita da un’azienda, un aiuto economico molto importante per sopportare alcuni mesi d’inoccupazione, oppure per realizzare degli investimenti o aiutare i propri figli. Scopriamo come funziona il TFR, come si calcola e come vengono effettuati i pagamenti del Trattamento di Fine Rapporto.
TFR: cos’è e come funziona
Il TFR è il Trattamento di Fine Rapporto, un compenso dovuto al lavoratore dipendente e versato dal proprio datore di lavoro al momento della cessazione del servizio. Il TFR deve essere liquidato in qualsiasi circostanza, quindi anche nel caso il termine del rapporto lavorativo sia avvenuto in seguito al licenziamento, alle dimissioni oppure al semplice raggiungimento dell’età pensionabile. In pratica il Trattamento di Fine Rapporto è una parte del salario del lavoratore, che viene accantonato dal datore di lavoro e pagato solamente al termine della prestazione lavorativa. La nascita di questa formula risale al 1927, quando con la Carta del Lavoro venne stabilito il diritto del lavoratore a usufruire di un’indennità di fine rapporto.
Come si calcola il TFR
Il calcolo del TFR, ovvero delle quote annuali spettanti al lavoratore maturate durante tutta la durata del periodo lavorativo, è mutata nel tempo. Fino alla fine degli anni ’80 il calcolo era effettuato in base all’ultima mensilità percepita, moltiplicata per il numero di anni di servizio. Ovviamente questa formula era molto vantaggiosa per i lavoratori, che in questo modo potevano godere di una liquidazione estremamente conveniente. Oggi invece il calcolo del TFR avviene con modalità totalmente differenti, direttamente relazionato allo stipendio percepito e non soltanto all’ultima mensilità.
Per calcolare l’importo del Trattamento di Fine Rapporto bisogna prendere la retribuzione annuale e dividere questo valore per un coefficiente, pari a 13,5. A partire dal secondo anno però è necessario aggiungere la rivalutazione ai fini dell’inflazione, composta da un tasso fisso dell’1,5% e da un valore proveniente dagli indici Istat pari al 75% dell’inflazione. Ovviamente l’importo del TFR viene calcolato al lordo, quindi sulla cifra finale è necessario sottrarre la parte riservata al pagamento delle tasse. Al di sotto dei 15.000€ viene applicata una tassazione del 15%, che passa al 27% se il TFR è compreso fra 15 e 27.000€. Sugli importi superiori viene effettuata una tassazione differenziata, sempre del 27% fino a 27.000€ mentre sulla parte eccedente viene applicata una seconda tassa del 38% fino a 55.000€, del 41% fino a 75.000€ e del 43% per importi superiori i 75.000€.
Il TFR per i lavoratori con contratto a tempo determinato
Oggi purtroppo milioni di lavoratori sono titolari di un contratto di lavoro a tempo determinato, ma come viene calcolato e liquidato il TFR in questi casi? Chiunque abbia un contratto a tempo determinato, inferiore a sei mesi, riceverà al termine del servizio la liquidazione del Trattamento di Fine Rapporto, nella stessa misura prevista per i lavoratori con un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Invece non è previsto il pagamento del TFR per tutti quei contratti atipici, come le prestazioni occasionali, i contratti a progetto oppure gli impieghi a tempo con durata inferiore ai 6 mesi.
Il pagamento del TFR in caso di morte del lavoratore
Come abbiamo accennato il TFR viene liquidato dal proprio datore di lavoro al termine del servizio, qualsiasi siano le cause che hanno portato alla cessazione dall’attività lavorativa. In caso di morte del lavoratore il Trattamento di Fine Rapporto spetta di diritto ai legittimi eredi, che possono entrare in possesso del TFR come di tutti gli altri beni mobili e immobili del loro parente. Naturalmente sono gli eredi che devono farne richiesta al datore di lavoro, sollecitando il pagamento e fornendo tutta la documentazione necessaria attestante la morte del lavoratore e la regolare successione ereditaria.
Il pagamento del TFR quando un’azienda fallisce: cosa succede?
Nel caso l’azienda per la quale si lavora dovesse fallire non si perde il TFR, infatti è possibile ricevere il Trattamento di Fine Rapporto da parte dell’Inps, grazie al Fondo di Garanzia Nazionale previsto per le imprese coinvolte in procedimenti di bancarotta, di fallimento o d’insolvenza. Ovviamente si tratta di una situazione complicata, che richiede lunghe attese e l’espletamento di tutti i processi burocratici e legali connessi alle vicende fallimentari dell’azienda.
Come gestire il TFR: è meglio lasciarlo in azienda o investirlo?
La legge prevede la possibilità per i lavoratori di scegliere la destinazione d’uso del TFR, ovvero se lasciarlo in azienda oppure destinarlo a investimenti nei fondi pensionistici complementari. Questa decisione è obbligatoria per ogni lavoratore, che deve comunicare alla propria azienda la sua scelta entro sei mesi dalla data d’assunzione, indicando la modalità di gestione del proprio Trattamento di Fine Rapporto. Ognuna di queste modalità ha i suoi lati positivi e negativi, per cui la scelta è un fatto puramente soggettivo che dipende dalle esigenze di ogni singolo lavoratore.
Investire il TFR nei fondi pensionistici complementari è sicuramente un modo per aumentare il rendimento del Trattamento di Fine Rapporto, che in questo modo può maturare una quota d’interessi maggiore rispetto al semplice deposito in azienda. D’altro canto se il TFR rimane nei conti dell’impresa è possibile disporne ogni volta che si interrompe un servizio lavorativo, mentre quando viene investito dei fondi pensione è necessario aspettare il termine previsto dal contratto d’investimento.
Il pagamento del TFR per i dipendenti pubblici
I lavoratori pubblici e statali sono esclusi dalla possibilità di scegliere la gestione del proprio TFR, che viene liquidato dall’Inps al termine della propria attività lavorativa. In questo caso sono previste diverse soluzioni di pagamento, in un unico bonifico se l’importo del TFR è inferiore a 50.000€, in due rate annuali erogate a distanza di 12 mesi una dall’altra, per valori compresi tra 50.000 e 100.000€, oppure in tre rate per importi superiori ai 100.000€, rispettivamente dopo 12 e 24 mesi dal pagamento della prima rata annuale.
Come richiedere l’anticipo del TFR
In alcuni casi il lavoratore può richiedere al proprio datore di lavoro un anticipo sul TFR. Per farlo deve aver maturato almeno 8 anni di servizio continuativo presso la medesima azienda, oltre a dover presentare una motivazione con carattere d’urgenza e a poter richiedere fino a massimo il 70% dell’importo maturato fino a quel momento. L’anticipo del Trattamento di Fine Rapporto può essere richiesto una sola volta per le seguenti motivazioni:
- acquisto di un immobile prima casa
- sospensione dal servizio per formazione professionale
- sospensione dal servizio per paternità
- spese sanitarie per interventi di natura straordinaria
Cosa succede al TFR quando si cambia lavoro
Ogni volta che si cambia lavoro, passando quindi da un datore di lavoro a un altro, è necessario ripetere la scelta fatta per la destinazione del TFR. Il lavoratore e il vecchio datore di lavoro sono tenuti a comunicare la precedente gestione del Trattamento di Fine Rapporto al nuovo datore di lavoro, che a sua volta dovrà sottoporre al lavoratore la scelta sulle modalità di gestione del TFR. Nel caso di adesione a un fondo pensione complementare ancora attivo è possibile continuare a integrare l’investimento con il nuovo TFR, invece qualora si fosse già riscattato oppure si fosse lasciato in azienda è possibile sceglierne in completa autonomia la nuova destinazione, sempre entro sei mesi dalla data d’assunzione.